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Draghi: «In arrivo regole sui Cds»

di Rossella Bocciarelli

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9 marzo 2010

Il mercato dei credit default swaps va incontro a un processo di regolamentazione. La conferma viene dal presidente del Financial stability board e Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, che ieri e oggi a Basilea coordina lo steering committee dell'organismo che riunisce le Autorità dei paesi del G-20 ma, prima della riunione, ha riassunto in un briefing i temi in agenda, sottolineando in particolar modo il fatto che non esiste una regola unica valida in tutto il mondo, tale da poter evitare i rischi all'intero sistema causati da fallimenti di banche troppo grandi e che, pertanto, al di là di un denominatore comune minimo, ciascun paese è libero di agire con le proprie regole, magari con azioni più incisive, se lo ritiene . Quanto alla questione dei credit default swaps, mentre la Germania e la Francia stanno mettendo a punto, insieme al presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker, una serie di proposte per limitare il fenomeno della speculazione finanziaria, e mentre, dal canto suo, il Bafin, l'organismo di vigilanza tedesco, ha fatto sapere ieri che sinora non ravvisa particolari tracce di speculazione in cds contro il debito sovrano greco( ma continuerà a monitorare con attenzione il mercato dei titoli di stato e dei derivati creditizi in alcuni paesi dell'Eurozona), Draghi si è invece limitato a una semplice, ma significativa constatazione. C' è un crescente disagio, ha rimarcato, rispondendo a una domanda dei giornalisti– nei confronti dei cds, sia che essi riguardino i governi, sia che si applichino a banche o a imprese. Infatti, spesso questo tipo di scommesse non sono finalizzate alla copertura di un rischio ma sono, per così dire, "nude", non servono cioè ad assicurare la proprietà di un asset. «Questo modo di scommettere- ha spiegato il Governatore – ha delle implicazioni sistemiche» e, di conseguenza, non piace ai governi. «Quando qualcosa ha implicazioni sistemiche – ha aggiunto – si può star certi che vada incontro a una regolamentazione sistemica. È molto improbabile, quindi, che questi mercati vengano lasciati nella stessa situazione in cui erano prima della crisi». Nel suo briefing, Draghi ha anche ricordato come, allo scopo di circoscrivere l'effetto- contagio causato da una crisi finanziaria, esista un consenso generalizzato a livello internazionale per realizzare una «controparte unica centralizzata per i derivati» invece di continuare a trattarli over the counter. Grazie a questo tipo di riforma, ha aggiunto, sarebbe possibile assicurare «una migliore trasparenza, una maggiore visibilità su questi contratti e sui loro collaterali».

Dopo aver annunciato che a marzo prossimo il Fsb redigerà un rapporto su quanto le varie autorità nazionali di vigilanza creditizia hanno riferito proposito dello stato di attuazione delle guideline sui sistemi di incentivazione retributiva per i manager delle banche, Draghi ha affermato che non ha senso pensare all'elaborazione di una regolamentazione unica valida per tutto il mondo, in particolar modo per quel che riguarda nuove regole che abbiano come obiettivo il ripetersi di fallimenti bancari di vasta scala. «Per gli argomenti più complessi come la questione del too big to fail– ha osservato – serve una piattaforma minima di regole valide per tutti. Ma poi, ciascun paese è libero di aggiungere di più». Inoltre, ha aggiunto «lo stesso Fsb non è un regolatore mondiale. Noi mettiamo a punto le misure, ne discutiamo, ma poi sono le autorità nazionali ad attuarle». Infine, il Governatore è tornato a perorare la necessità di far ripartire il sistema delle cartolarizzazioni, dando loro maggiore trasparenza e semplicità, perché nei prossimi anni questi strumenti serviranno anche ad assicurare il rifinanziamento dei debiti accumulati dalle imprese. «Nei prossimi due o tre anni assisteremo a un affollamento di domanda di finanziamenti – ha rilevato Draghi – in particolare con la maturazione di obbligazioni, sia nelle banche che nelle grandi imprese». Un'ampia quota di questi debiti obbligazionari in scadenza dovrà essere rifinanziata. Proprio per questo, ha spiegato, le banche centrali e le autorità di vigilanza intendono incoraggiare le banche a rilanciare le cartolarizzazioni; ma su basi diverse da quelle che questi strumenti hanno avuto negli anni scorsi, in cui hanno contribuito alla crisi finanziaria.

9 marzo 2010
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